lunedì 7 aprile 2008

L'Economist è comunista, cribbio.



L’Economist è probabilmente il settimanale economico più autoritario del mondo e in questo ultimo numero si parla molto di Italia e delle elezioni oramai prossime.
Dovremmo essere orgogliosi, o forse no..
Ho tradotto l’articolo che ci riguarda. Prestate attenzione perché non lo troverete dappertutto.


Berlusconi sbaglia nel mostrare che oggi egli è più degno di governare l’Italia più di quanto lo era in passato.

Almeno che ci siano difficoltà tecniche che potrebbero causare una proroga, l’Italia andrà alle urne il 13 e il 14 Aprile per eleggere il suo 62° governo del dopo-guerra e i segnali dicono che sarà Silvio Berlusconi a vincere le elezioni, come lo è stato nel 53°, 59°, e 60° governo.
Aggrappandosi alla famiglia, gli Italiani stanno sperando paradossalmente in un cambio?
Secondo Giuseppe di Lampedusa, l’autore del “Il Gattopardo” – il grande romanzo siciliano- il loro, dopotutto, è un paese in cui “ogni cosa deve cambiare così come ogni cosa può restare la stessa”.
Forse loro credono che riportando indietro Mr Berlusocni al potere, possono invertire questa massima e tenere ogni cosa uguale per portare avanti un cambiamento. Se è così, loro saranno probabilmente delusi.

Durante il suo ultimo periodo in carica, tra il 2001 e il 2006, Mr Berlusconi realizzò modesti miglioramenti all’insostenibile sistema pensionistico italiano e all’inflessibile mercato del lavoro. Tuttavia, la maggior parte della sua energia, fu impiegata favorendo i suoi interessi e gli interessi dei quelli suoi amici. Alcuni dei suoi sforzi, presero forma di legge (come la prescrizione) che lo aiutò ad evitare la condanna e alcuni accertamenti dell’ordinamento giudiziario e introdurre un sistema elettorale proporzionale designato per tenerlo al potere.
In questo fu deluso, ma il nuovo sistema condusse in un parlamento rappresentato da troppi partiti, di cui 9 su 39 del governo di centro-sinistra con una maggioranza risicata. Prevedibilmente, ciò conseguì una lentezza delle riforme. Prevedibilmente ciò comportò anche una fine prematura. Vale a dire Nuove Elezioni.

Forse, adesso che si è sbarazzato dei molti suoi problemi legali, può iniziare a pensare di più a un posto nella storia come grande riformatore anziché come stare fuori di prigione. Questo è possibile. Lui ha 71 anni e potrebbe considerare che non ha nulla da perdere attaccando l’immobilismo della politica che giace dietro il relativo declino dell’economia italiana. Ma questo è improbabile. Egli non ha mai mostrato molto interesse per le riforme. E’ più probabile che tenga i suoi occhi sulla popolare rotta della presidenza.

Inoltre, è messa più in gioco la sua elezione che la possibilità di un reale cambiamento. In quest’anno, come ogni anno in cui Berlusconi è stato candidato, agli italiani gli viene chiesto di votare per qualcuno che è semplicemente inadatto a condurre una moderna democrazia. Questo sembrò probabile sin dalla prima volta, nel 1994, quando divenne presidente del consiglio presiedendo un impero enorme di affari che includevano un monopolio virtuale della televisione privata italiana. Lui faceva soltanto “spallucce” a tutto ciò, e quando la corruzione venne alla luce in relazione alla sua principale azienda e di suo fratello Paolo, a cui lui aveva affidato alcuni affari, fu attaccato. I magistrati furono motivati politicamente ed egli si giustificò.

Il suo Governo cadde, per svariate ragioni, ma appena più di sei anni dopo egli tornò. I suoi problemi giudiziari si sono moltiplicati e il conflitto d’interessi non è stato risolto. The Economist, che ha parlato per lui di dimissioni dovute nel 1994, ha dichiarato che Berlusconi non può essere adatto a governare l’Italia. Il risultato fu una sua querela, ancora oggi aperta. Il nostro giudizio, in ogni modo, è risultato fondato. Non solo le accuse e il conflitto di interesse permane ma per di più egli attacca la magistratura. Essi furono accompagnati da cambiamenti di alcune leggi designate per garantire la sua innocenza che dovrebbe invece macchiare la sua persona. A Gennaio di quest’anno, per esempio, egli fu assolto per falso in bilancio nel 1980 perché una legge fatta dal suo governo ha depenalizzato il reato di cui egli stesso è accusato.

Due mesi fa la Corte di Giustizia Europea decretò che l’Italia ha soffocato la concorrenza nell’informazione Tv. Le televisioni private sono tuttora di proprietà di Mr Berlusconi. Egli è ancora l’uomo più ricco d’Italia, ancora circondato dal conflitto di interessi, ancora inadatto, perfino se egli fosse un gran riformatore, a governare l’Italia. Gli italiani potrebbero votare per Walter Veltroni, il suo oppositore del centro sinistra, anziché Berlusconi.

3 Aprile 2008
Da L’Economist, edizione stampabile.


Ringrazio Giovanna per avermi aiutato nella traduzione non semplicissima.
A seguire l’articolo in lingua originale.

4 commenti:

jane84 ha detto...

Gli Italiani dovrebbero informarsi di più sulle verità dei nostri politici, che vedersi reality show. Purtroppo nel nostro paese accade proprio l'opposto. Ed è per via della mentalità italiana che non sarà facile voltare pagina.

Che sfortuna...che Silvio c'è!

Anonimo ha detto...

Come può l'italiano medio dire che Berlusconi non è il peggio?! Basterebbe solo capire che lui è bramoso di potere, è li per quello... mica per un'Italia migliore. E c'è pure chi scrive: "Silvio santo subito"! ...da far accapponare la pelle!!!

Dario

Anonimo ha detto...

Ciao! Mi chiamo Stefano, ti va di fare scambio link, per aumentare le nostre visite ai nostri blog? Io ho due blog e ti linkerei su entrambi. Mi linkeresti i miei due blog, con i nomi a finco ai link?

http://flo1979.splinder.com/ Il blog di Flo

http://nilm.splinder.com/ Nobody’s like me

Se anche a te va bene lo scambio link, scrivimi a lookforme@libero.it, indicandomi il link e il nome che devo collegare al link!!! Ciao e grazie. Stefano

Polly ha detto...

ciao!piacere!certo che mi va di fare scambio di link!molto interessante il tuo blog...nooo pure le vignette di vauro!

La rivoluzione non verrà se ciascuno di voi non la farà scoppiare dentro di se